CUORE
CUORE
Al ritmo dell’Inno di Garibaldi entrano in classe i ragazzi e inizia il racconto di un anno scolastico, nella forma ingenua del diario di uno degli studenti, Enrico Bottini, riassunto in un’ora di emozioni rivissute e ritrovate. Siamo nel 1886: sono trascorsi solo 25 anni dall’Unità d’Italia. Il Risorgimento si è concluso, la Penisola è politicamente unita. Resta da fare il lavoro più difficile: creare le condizioni affinché possa nascere l’Italiano.
Per incanto è come se tutti noi, sia quelli che hanno letto Cuore sia quelli che non l’hanno fatto, già conoscessero i ragazzi della classe, i piccoli eroi dei racconti mensili, i padri e le madri, i maestri e le maestre.
In scena dei pupazzi: ragazzi di pezza che come le bambole dei giochi continuamente si trasformano e prendono vita.
Sono innocenti simboli dell’infanzia senza volto, ma ricordano agli adulti che hanno il compito di dare valori, sogni e futuro alle nuove generazioni. Come il capolavoro universale di De Amicis, uno spettacolo che parla a tutti: grandi e piccoli, insegnanti ed educatori.
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